A.C. 3533-A
Grazie molte, Presidente. Rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, accompagniamo la fine dello stato di emergenza e la predisposizione delle condizioni per il ritorno alla ordinarietà con questo decreto. Quei 28 mesi di emergenza sono un tempo che, però, non può permetterci di fare rimozioni su cosa ha significato per la tenuta del Paese, sulla capacità del Servizio sanitario nazionale di resistere all'imponente domanda di salute, che ha reso evidente la capacità di resilienza e le sue fragilità, sulle fatiche e le incertezze anche del mondo imprenditoriale e culturale, dell'istruzione della formazione, e sulle conseguenze che sono state determinate dalla rarefazione dei rapporti delle relazioni sociali. Se oggi possiamo chiamare questo decreto “Riaperture”, è perché abbiamo tenuto la barra diritta, il Governo e in particolare il Ministro Speranza, non senza affanni, contrastando disinformazioni e movimenti antiscientifici, di coloro che in questi anni hanno diffuso l'idea che qui c'era una dittatura sanitaria. Martedì è successa una cosa molto grave. La sede dell'ordine dei tecnici sanitari della radiologia di Bergamo è stata fatta scempio con scritte indicibili: “vivi perché liberi”, “consenso estorto nazismo risorto”. È stata un'indecenza, che avrebbe dovuto vedere i rappresentanti della Repubblica ad un'unica condanna, come noi del Partito Democratico facciamo qui, per assicurare loro che la difesa di chi opera per la salute di tutti non verrà mai meno. Abbiamo deciso di investire nella più grande campagna vaccinale che non si sia mai vista. Dobbiamo riconoscere che l'Italia è stata tra i Paesi, tra le Nazioni, con il più alto tasso di protezione vaccinale, permettendo a chi non poteva permetterselo, per ragioni di salute o per paura o per contrarietà, di essere oggi comunque protetti. È una riconoscenza e la gratitudine va dal Partito Democratico al commissario straordinario generale Figliuolo e al CTS, che con questo decreto terminano il loro mandato, ma anche a tutti i medici, gli infermieri e il personale sanitario, al sistema salute nel suo complesso, perché ancora dovranno impegnarsi per reagire all'allentamento delle somministrazioni e anche per la quarta dose. Quel raggiungimento del 90 per cento di copertura è stato un ottimo successo, ma è stato soprattutto dovuto alla fiducia dei cittadini. Anche in queste ore, in cui abbiamo sentito ancora osservazioni che francamente non hanno più ragione di essere ascoltate, riconosciamo che la maggior parte dei cittadini riconosce il beneficio delle vaccinazioni. Un grazie va alla collaborazione delle regioni. Le scelte che abbiamo fatto, comprese le limitazioni e gli obblighi, non sono state un soliloquio tra il Governo e il Parlamento. Abbiamo agito anche con tutte le istituzioni, a partire dalle regioni, con regioni di colore diverso, e con il conforto soprattutto della società scientifica. Essere più protetti non significa essere immuni: il virus circola ancora, eccome. Tuttavia, oggi siamo nelle condizioni di avere meno persone che muoiono e meno malati gravi e di riprendere soprattutto a curare quegli altri milioni di persone, lasciate in attesa, i cosiddetti sospesi dal diritto della cura.
Ancora oggi a chi biasima le scelte fatte, bollandole come liberticide, dico che è gioco facile farlo adesso, quando abbiamo portato la nave in un porto sicuro, dopo aver garantito la ripresa, la riapertura e, soprattutto, aver consentito un obiettivo fortemente voluto, alle istituzioni scolastiche di tornare ad essere, grazie alla presenza fisica, istituzioni più vivaci e più creative. Una parte di queste misure hanno già prodotto i loro effetti, a partire, come abbiamo sentito, dall'uso dei dispositivi, tranne nei luoghi chiusi e sui mezzi di lunga percorrenza. Abbiamo rallentato, vi è stata una graduale limitazione del green pass, sia rafforzato che base, fatto salvo per le strutture sanitarie e sociosanitarie. Rimane l'obbligo vaccinale fino al 15 giugno e per chi lavora nelle strutture dedicate alla cura fino alla fine dell'anno.
Una scelta che condividiamo e che francamente rimettere in discussione è incomprensibile, se consideriamo prioritario difendere la salute, soprattutto dei più esposti. La direzione di marcia verso una normalità è già una realtà, la viviamo tutti, la viviamo qui. Entrando nel merito delle modifiche, credo che soprattutto vada riconosciuto il lavoro unanime, decisivo, di tutte le forze politiche per la proroga al 30 giugno per il riconoscimento dell'assenza per motivi di infezione da COVID per i lavoratori pubblici e privati che sono contenuti nel decreto ministeriale del 4 febbraio del 2022. Quindi viene equiparato il ricovero ospedaliero. Badate, non è un privilegio, è una necessità, una tutela doverosa e civile a tutti quei lavoratori e lavoratrici le cui condizioni di salute e prestazioni lavorative non permettono il lavoro agile. Ma l'obiettivo di tutte le forze politiche è andato anche oltre e ha voluto incidere anche sulla disciplina dell'accesso al lavoro agile per tutti i dipendenti pubblici e privati che va ben oltre e deve andare ben oltre quello che è riconosciuto in quel decreto ministeriale.
Per noi le garanzie e le certezze di una corretta applicazione di questa misura, con un indirizzo esplicito all'INPS che abbiamo scritto, peraltro, e approvato con un ordine del giorno, e ringrazio davvero il sottosegretario Costa, sono ineludibili, sostanziali ed essenziali. La sfida che abbiamo intrapreso è quella di riuscire nell'impresa di traghettare il Paese fuori dal susseguirsi della crisi sanitaria, economica e sociale, dove l'efficace utilizzo delle risorse del PNRR è un buon carburante per il motore Italia, a cui vanno accompagnate le riforme che ci siamo impegnati a fare. Siamo chiamati ad agire sulle conseguenze delle crisi energetiche, come è avvenuto con quell'investimento di 14 miliardi di euro pochi giorni fa in Consiglio dei Ministri, fortemente voluti dal Partito Democratico e con il confronto con le parti sociali. C'è un punto che vorrei non eludere e riguarda la sanità: con questo decreto proroghiamo al 31 dicembre il conferimento di incarichi temporanei ai laureati di medicina in tutte le forme, permettiamo di avere anche compatibilità con altre prestazioni lavorative per alcuni operatori, abbiamo fatto in modo di recuperare le disponibilità del personale collocato in quiescenza. Tutte misure necessarie, tutte misure che sono assolutamente doverose.
Cari colleghi e care colleghe, per molti anni non ci siamo fatti carico di quello che viene chiamato l'imbuto formativo. Ricordo qui, nel 2013, quando la disponibilità per le borse di specializzazione era di 3.500 posti. È stata una battaglia del Partito Democratico: gradatamente, perché le ragioni finanziarie non lo permettevano, siamo riusciti a colmare questo imbuto formativo. Abbiamo prorogato con questo decreto l'anticipazione dell'assunzione fino al 2023 degli specializzandi fino al terzo anno e abbiamo inserito nelle leggi di bilancio le norme sulle stabilizzazioni. Ricordo a tutti qui che, se l'Italia è cresciuta del 6,5 per cento nel 2022, un dato straordinario al di fuori di qualsiasi media dei Paesi europei, è prima di tutto perché un importante Servizio sanitario nazionale c'era, perché non si somministravano 135 milioni di dosi in ogni angolo del Paese senza le donne e senza gli uomini che animano il Servizio sanitario nazionale.
Abbiamo bisogno ancora di investire, necessitiamo di infermieri, di personale, e di non vedere appassire l'esperienza delle Usca. Ma per questa necessità, che riteniamo sussistere ancora, il tetto attuale della spesa assunzionale depaupera e assottiglia il sistema sanitario nazionale; un cappio al collo che costringe le aziende ospedaliere e le ASL ad acquisire prestazioni sotto la voce prestazioni e servizi, beni e servizi, dove paghiamo gli stessi professionisti a costi maggiori. È un non senso, un controsenso, e credo che sia ora di superare, e credo che siamo tutti d'accordo, il fatto che noi investiamo risorse pubbliche per lasciare il personale al mercato. Credo che tra le tante cose positive che abbiamo fatto in questi anni vi sia il rafforzamento e anche le assunzioni in deroga per il raggiungimento della riforma dell'assistenza territoriale. C'è un altro punto: con un emendamento del PD abbiamo dato la possibilità fino al 2024 ai medici in formazione di arrivare - ho finito - fino a mille assistiti. Credo che questa sia una risposta alla drammatica emergenza. Concludo dicendo che, oltre a quella chicca che abbiamo incluso che riguarda le prestazioni di telemedicina, soprattutto per quel che riguarda la capacità di recuperare la raccolta sangue e plasma come obiettivo strategico e per l'autosufficienza del nostro Paese, dichiaro il voto favorevole a nome del Partito Democratico, convinti, come siamo sempre stati, che essere alleati della scienza sia un merito, che promuovere lo sviluppo sia un valore e che difendere il diritto alla salute dei più fragili sia un dovere.